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Chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo |
Località: Šempeter pri Gorici - San Pietro di Gorizia |
Decanato: Šempeter - San Pietro |
Stazione curata / status giuridico: Parrocchia (dal 1425) |
Data edificazione: 1663 |
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Entità e cause del danneggiamento: La relazione di F. Caccese (16 aprile 1927) riporta che la chiesa nel 1915 aveva subito “qualche danno” a causa dell'artiglieria italiana; poi, il 13 luglio 1916 una granata danneggiò gravemente il campanile; tra il 1916 ed il 1917 “danni maggiori” furono provocati dall'artiglieria austriaca dopo la presa italiana di Gorizia (8/9 agosto), correndo il fronte lungo il margine orientale del paese. Oltre alle armi da fuoco, la chiesa fu danneggiata dallo scavo di trincee e gallerie-ricovero che partendo dalle cantine delle case si articolavano in tutte le direzioni sotto le fondazioni dell'abitato da 3 a 3 metri e mezzo di profondità. Nell’aprile 1922 il cappuccino p. Lin Prah, amministratore parrocchiale, comunicava alla Curia arcivescovile di Gorizia la totale distruzione dell’edificio, assieme alle contigue cappelle del Sepolcro e del cimitero; denunciava anche la perdita delle suppellettili interne, con i banchi e l’organo.
La liturgia veniva officiata in una baracca in località “na Brajdi”, capace di accogliere solo un quinto dei parrocchiani.
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Riparazione / ricostruzione: L’8 marzo 1920 il parroco decano di San Pietro, don Franc Knavs, tramite la Curia richiese alla Direzione Militare Lavori della Venezia Giulia un pronto intervento a favore della ricostruzione della chiesa parrocchiale di S. Pietro, in modo da por fine al “giustificato malcontento” della popolazione civile dinanzi al mancato ripristino degli edifici pubblici nei comuni distrutti.
Il processo di costruzione della nuova chiesa riflette le incertezze interpretative legate all’attuazione della legislazione italiana in materia di risarcimento dei danni di guerra ed al continuo fluttuare del coefficiente di maggiorazione della valuta riconosciuto per lo più in senso sfavorevole al beneficiario: nel settembre 1923 una prima perizia dell’Ufficio Ricostruzioni di Gorizia stabiliva l’importo di lire 644.999,67, scesa nell’agosto 1924 a 607.058,52 lire per giungere ancora più in basso, lire 558.000 nel gennaio 1927.
Inizialmente, la parrocchia prese l’iniziativa di condurre le opere in autonomia ed affidò direttamente il progetto all'architetto Rodolfo Klasnig (2 giugno 1920), il quale propose un edificio più ampio rispetto al precedente, posto sullo stesso fondo, caratterizzato da linee semplici di stile neorinascimentale, a navata unica (costo: 700.000 lire). L’Ufficio Belle Arti e Monumenti, per mano di Guidi Cirilli, espresse un parere “decisamente contrario” (settembre 1920)
); tenendo conto che Cirilli era membro del direttivo dell’Opera di Soccorso per le chiese rovinate dalla guerra, la quale aveva un’imprescindibile voce in capitolo nella valutazione artistico-liturgica dei progetti
. Già quattro mesi più tardi il Comune di San Pietro inviò al Giudizio Distrettuale di Gorizia il piano ed un preventivo per la nuova chiesa (179.497,56 corone): sarebbero trascorsi almeno altri tre anni prima di raggiungere gli obbiettivi prefissati.
Anche per ovviare agli antagonismi esistenti tra le ditte di costruzioni locali, nel febbraio 1922 tale incombenza fu assegnata all’architetto Giuseppe De Min di Gorizia, i cui rilievi furono approvati nel giugno dello stesso anno, affidando la direzione dei lavori allo stesso De Min (1.015.000 lire), ridotto su proposta dell’Ufficio Ricostruzioni di Gorizia a lire 800.000. Ciononostante, la cifra superava notevolmente le risorse effettivamente messe a disposizione: la Prefettura di Trieste invitò la parrocchia a ricercare un altro piano dal costo inferire e così, con procura datata 29 agosto 1923, l’amministrazione parrocchiale incaricò lo Studio tecnico Emilio Luzzato e Piero Pedroni di Gorizia di elaborare il progetto di ricostruzione, per un costo pari a lire 645.328 di poco superiore al risarcimento dei danni di guerra.
Nel frattempo si era proceduto alla demolizione delle murature residuali (lati nord e sud, facciata, abside, campanile) e della cappella del Santo Sepolcro nonché allo sgombero di parte dei materiali (ottobre 1922-ottobre 1923).
La parrocchia ordinò all’impresa Ericani di Gorizia di avviare i lavori di sgombero e recupero dei marmi nell’attesa dell’approvazione del nuovo progetto (ottobre 1923) ma il 30 dello stesso mese la Prefettura di Trieste ne ordinò l’immediata sospensione, motivata proprio dalla mancanza di progetti approvati. A nulla valse la risposta dell’impresa, che si appellò ai benefici socio-economici a favore delle maestranze locali apportati dalla propria attività.
Il quadro è alquanto confuso, ma è certo che
lo stallo perdurò lungamente: da una parte l’Ufficio Ricostruzioni insisteva nell’avocare allo Stato l’affidamento e la gestione delle opere, trattandosi di importi consistenti; dall’altra, la Prefettura di Trieste rifiutava di farsi carico di lavori che l’amministrazione parrocchiale aveva già iniziato e commissionato ad altri professionisti. A complicare il tutto, l’avvicendamento alla guida della parrocchia di tre sacerdoti in meno di quattro anni.
Per porre fine all’impasse, fu necessario l’intervento del Commissario prefettizio del Comune di San Pietro, a difesa delle ragioni dell’amministrazione ecclesiastica e favorevole all’assunzione dei lavori da parte del governo, che fu positivamente accolto dal Commissariato per le riparazioni dei danni di guerra di Treviso (6 gennaio 1926), a condizione che chiesa e campanile fossero ricostruiti tali e quali erano prima della distruzione, con i costi già sostenuti defalcati dall’indennizzo.
Dopo aver verificato la buona tenuta delle antiche fondamenta, era finalmente vicina la fine di oltre sette anni di ripensamenti: l’Ufficio Ricostruzioni incaricò l’ing. Francesco Caccese a redigere l’ultima di una lunga serie di perizie (16 aprile 1927), approvata dal Commissariato di Treviso il 17 ottobre dello stesso anno. Si optò per una soluzione innovativa che fu espressamente ricondotta a ragioni di carattere finanziario: per tacitare i progettisti che non erano mai stati pagati nonché soddisfare i lavori già eseguiti, all’indennizzo di 558.000 lire occorreva sottrarne dalle 30 alle 35 mila lire. A questo punto, con l'importo rimanente non sarebbe stato possibile riattare la chiesa allo stato prebellico. Vi erano tuttavia anche ragioni estetiche, in ossequio alle quali, abbandonati la “stridente pesantezza” e l' “ibridismo architettonico” del vecchio edificio, si presentava un nuovo disegno “dalle linee architettoniche austere e decorose, inspirate al romanico-lombardo”, che sarebbe venuto a costare 520.000 lire. Le linee della torre campanaria, in particolare della cuspide, richiamano apertamente il campanile della basilica di Aquileia.
Fu espletata una gara per l’appalto dei lavori, aggiudicati il 25 aprile 1928 all’impresa Costantino Costantini di Gorizia, per un importo finale pari a 350.122,50 lire (ribasso d’asta del 13 per cento sul prezzo di base), la quale si impegnava a terminare i lavori entro cinquecento giorni a partire dalla consegna (10 maggio). Parrebbe che progetto, a firma del direttore dell’Ufficio Ricostruzioni ing. Vincenzo Quasimodo, risenta dell’apporto di Max Fabiani, riconducibile ad alcune caratteristiche del disegno. La chiesa sarebbe risorta sul medesimo fondo dell’antica, orientata verso mezzogiorno, nelle forme di uno stile neoromanico, d’impronta storicista, dalla caratteristica muratura in mattoni rossi. A navata unica, in fondo al presbiterio la pala di Guido Cadorin (1928), l’altar maggiore e i rivestimenti marmorei opera del gradiscano Giovanni Battista Novelli (1929/30).
I lavori furono sospesi per alcuni mesi a causa del clima particolarmente rigido (dicembre 1928 – marzo 1929) e la solenne consacrazione, per le mani del principe arcivescovo mons. Francesco Borgia Sedej, ebbe luogo il 17 novembre 1929; lo stesso giorno fu redatto il verbale di consegna, attestante “la soddisfacente esecuzione” delle opere, formalmente concluse un mese più tardi.
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Dimensione: Lunghezza: 31 m.; larghezza 7,60 m. (presbiterio) e 9,60 (navata); altezza 11 m.
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Inaugurazione / nuova consacrazione o benedizione: 17 novembre 1929, per mano del principe arcivescovo di Gorizia Francesco Borgia Sedej. |
Campane e campanili: Le campane o furono distrutte o requisite dalle autorità austriache viste le esigenze belliche, nell’inverno 1915-16 e nella primavera del 1917, per un totale di 4 campane (45,69 quintali). Nel 1921 p. Prah affidò, tramite l’Opera di soccorso, alla ditta udinese Francesco Broili la fusione di nuovi bronzi, in tutto 4 campane (3 grandi ed 1 piccola), recanti le seguenti scritte e raffigurazioni: la prima due iscrizioni: “Me fregit furor hostis at hostis ab aere revixi Italiam clara voce demumque canens” e “Sancte Petre, ora pro nobis” e l’immagine di s. Pietro apostolo (nota: si bemolle); la seconda: “vivos voco, mortuos plango, fulgura frango” e l’immagine di s. Giuseppe (nota: do); la terza: “Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria” e l’immagine della Madonna Immacolata (nota: re); la quarta: “Venite adoremus Dominum” e l’immagine degli Angeli custodi.
Le nuove campane (per un totale di 46,42 quintali), fuse a spese dello Stato furono collocate a fine luglio 1931; a seguire fu installato l’orologio del campanile, costruito a quattro quadranti dalla ditta Fratelli Solari di Pesariis (Udine). Il campanile è alto 42 m.
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Inventari ed elenchi: Stato patrimoniale ed economico della chiesa parrocchiale di s. Pietro Apostolo di San Pietro di Gorizia , redatto dal parroco don Alfons Berbuč il 29 gennaio 1930. Elenco delle chiese e degli edifici ecclesiastici …, a firma del parroco don Berbuč, 11 agosto 1932; Inventario delle opere d’arte, vasi sacri, arredi, …, in data 13 agosto 1932. Inventar cerkve sv. Petra apostola v Šempetru, 1 agosto 1935, don Berbuč. |
Note: |
Riferimenti archivistici. |
ACAG , Parrocchie oltre confine, Atti, b. 102-105, f. 104, San Pietro di Gorizia - Šempeter pri Gorici. |
http://www.gorizia.chiesacattolica.it/curia/cancelleria/archivio-storico/ |
ASGO , Ufficio del Genio civile di Gorizia (1923-1966): Atti dell'Ufficio tecnico speciale riparazioni Danni di Guerra (Gorizia), b. 1945, f. 6409; b. 1510 (Ufficio campane), f. 5215; b. 1512, f. 5221. |
http://www.archiviodistatogorizia.beniculturali.it/il-patrimonio/fondi-amministrativi/ufficio-provinciale-del-genio-civile-bb-1473-e-regg-206-1923-1966-inventario |
Riferimenti bibliografici e sitografia. |
L. MLAKAR, "La chiesa di San Pietro presso Gorizia", in «Borc San Roc» (2000) n. 12, pp. 53-62. |
M.S. NOVELLI (a cura di), Giovanni Battista Novelli, una vita spesa per l’arte, Mariano del Friuli, Edizioni della Laguna, 2001, p. 58. |
M. OSVALD, “Spomeniško varstvo in obnova Goriške po prvi svetovni vojni. Arhitekt Maks Fabiani (1865-1962) ter cerkve v Ločniku, Šempetru pri Gorici in Vrtojbi”, in «Acta Historica Artis Slovenica», 7 (2002), pp. 123-134. |
C. CANTARIN, La ricostruzione delle chiese nel Goriziano dopo la prima guerra mondiale, Tesi di laurea in Storia dell’Architettura, Università degli Studi di Trieste, Anno accademico 2004-2005, pp. 45-60. |
Župnija Šempeter pri Gorici skozi stoletja, a cura di M. POLJŠAK FURLAN, Šempeter pri Gorici, Župnija, 2010, p. 221. |
G.P. TRECCANI, Monumenti e centri storici nella stagione della grande guerra, Milano, F. Angeli, 2015, pp. 293-294 e 312. |
http://zupnija-sempeter-ng.rkc.si/index.php/content/display/14/zgodovina/20 |
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